Speculazione filosofica indiana

È necessario precisare in merito allo Yoga che la speculazione filosofica indiana non ha avuto fine in se stessa, non propone una spiegazione scientifica del mondo, non ha preso le mosse da un disinteressato desiderio di conoscere il mistero dell’Essere e della vita, non è stata guidata da puri motivi teoretici; ha cercato di conoscere che cosa sia l’io o di chiarire il rapporto fra quell’io e il supremo principio delle cose, di accertare se i due non siano la medesima cosa, e di preparare il terreno perché l’uomo, conoscendo, si salvi.

In altre parole, la speculazione si è data ad indagare come è causata e come si svolge la limitazione del tempo e dello spazio in cui siamo decaduti e a determinare quindi il modo o i modi di uscirne. In India, la “conoscenza” non si propone la scoperta di leggi universali e l’integrazione dell’uomo nel cosmo e nella storia, come accade in generale per il pensiero europeo dopo il Rinascimento. La “conoscenza”, e di conseguenza la liberazione, non è neppure possibile in tutta la sua pienezza – se prima l’uomo non si sia spogliato del suo interesse per il mondo. Il pensiero si trasforma in meditazione mistica, la metafisica in soteriologia.